giovedì 24 luglio 2008

Perchè crescere?....un cubetto di ghiacccio


In Piemonte è quasi un monopolio. E' presente dappertutto e tutti lo vogliono a fine pasto. Con un cubetto di ghiaccio.
L'amaro San Simone è un'azienda storica torinese, fondata nel 1968, , trae la sua denominazione da una Confraternita di Monaci esistita a Torino nel XVI secolo. Quando ho ospiti a casa faccio trovare sempre una bottiglia per provare un tipico sapore delizioso, tra il dolce e l'amaro, ed un aroma delicato ed inconfondibile. Molti milanesi se ne sono innamorati ed tornano a trovarmi per bere questo elisir, anche siciliani hanno smesso di bere rosolio e fanno mambassa di San simone prima di tornare ai loro lidi. In Piemonte lo si trova dappertutto, nei supermercati, alla metro, nei bar nei ristoranti di classe e nelle bettole....un amaro per tutti con un market share impressionante.

Se provate però a cercarlo altrove, dove altrove sta per non piemonte, perderete tempo, nessuno la mai sentito nominare. L'azienda amaro san simone srl è una piccola azienda familiare che fattura circa 2,5 milioni di euro. Molti si sono chiesti come mai ci troviamo a bere limoncello, bevanda pessima e povera e come mai non vengano sfruttate le potenzialità che questo prodotto ha sia in Italia che all'estero.

Vi racconto due testimonianze, la prima è di un caro amico imprenditore, biellese, trasferitosi in quel di Milano, che innamoratosi dell'azienda incontra i proprietari facendo loro un'offerta per l'acquisto di tutta la società. La risposta fu tale e quale quella fatta un paio di settimane prima alla Bacardi, che non ha bisogno di presentazioni.

"L'azienda non si vende, e non ci interessa vendere altrove, più si diventa grandi maggiori sono i problemi".....

E' un modo di ragionare da imprenditore???? Non lo so, ma sono rimasto maolto affascinato dalla risposta e mi sono chiesto se sia sempre necessario alzare l'asticella per crescere sempre di più, per andare dove poi. Quando una piccola azienda può garantire ai suoi azionisti un certo benessere e godere di un certo tenore di vita è sempre necessario ragionare in termini così assoluti?. La risposta dell'imprenditore ha una valenza no global radicale filo francese che pur non condividendo anche per il lavoro che svolgo ha comunque il mio rispetto.

Ma voi come la pensate? Credete veramente che chi si accontenta gode o che l'imprenditore è miope e solamente un sedicente imprednitore?????

lunedì 21 luglio 2008

limiti familiari alla crescita internazionale

Sono profondamente convinto dell'importanza delle aziende familiari nel nostro paese. Credo inoltre che queste aziende portino con sè nel tempo un serie di valori che le differenzia dalle più anonime public companies.
Tuttavia ho riscontrato alcuni problemi in più che queste aziende hanno nell'affrontare il proprio sviluppo sui mercati esteri.
Lascio stare il discorso sul passaggio generazionale dicendo semplicemente che il primo vero problema è che l'imprenditoprialità non è trasmissibile geneticamente e che l'inserimento delle nuove leve in aziende è un passaggio delicato, ma primo bisogna averne voglia e secondo esserne all'altezza.

Qualche tempo fa ero da un'azienda posseduta da una famiglia e parlando con il loro management ho riscontrato che la familirità dell'impresa blocca la propria crescita. Questa azienda ha già una JV negli USA e da quattro anni sta perdendo quote di mercato per sui prodotti a minor valore aggiunto ma che comunque rappresentano il 30% del fatturato. Ci sono un concorrente in Turchia ed uno in India che pian piano gli sta rubando quote di mercato in europa.

La mia risposta è stata bene andiamoli a comprare con il dollaro così basso, la borsa a terra, i moltiplicatori ridotti al minimo e le diverse agevolazioni che ci sono per questi tipi di attività armiamoci e partiamo.
Ma venni subito bloccato dal direttore generale....guardi nessuno della famiglia intende trasferirsi per 3-4 anni nel centro della Turchia....in un altro blog un imprenditore dice che il problema è non avere persone di fiducia da mandare a gestire iniziative di tale portata...

Credo che tutti noi imprenditori, consulenti ed istituzioni debbano fermarsi un attimo e riflettere...quali saranno le conseguenze di scelte di posizione e non di attacco? Le nuove leve di imprenditori non trovano il coraggio di lasciare gli agi italici per dimostrare a se stessi e a tutti i dipendenti che loro sono il futuro dell'azienda e che vanno in prima linea come veri condottieri?

Non ho risposta ma solo riflessioni in libertà.

S.V.